Archivio per gennaio 2010

Smog – Lettera Aperta al Ministro Prestigiacomo. Diminuzione della temperatura nelle case. Caldaie elettriche. Assoedilizia

gennaio 27, 2010

Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo per ridurre lo smog suggerisce di abbassare il calore nelle case, facendo funzionare meno le caldaie.

Dichiarazione del presidente di Assoedilizia e vice presidente di Confedilizia Achille Colombo Clerici:

“A parte il fatto che la misura non è affatto risolutiva, come è dimostrato, da un lato dai dati della Agenzia per l’Ambiente Lombarda che indicano nel 18% in ragione annua e nel 40% durante la stagione invernale il concorso degli impianti di riscaldamento (domestico, commerciale terziario ed industriale)  nella produzione del fenomeno; e d’altro lato dai rilevamenti delle centraline di monitoraggio della città di Milano, che attestano come il superamento della soglia di tolleranza dell’inquinamento si sia riscontrato spesse volte, e per lunghi giorni, anche in periodi in cui le caldaie erano spente.

Ricordo che qualche anno fa, l’allora presidente di Assolombarda, aveva proposto anche sui giornali , ma forse era una boutade, di spegnere gli impianti di riscaldamento a giorni alterni: come si faceva con la circolazione stradale.

Potremmo anche spegnerli del tutto e certo andrebbe ancor meglio.

A parte l’ironia. Il fatto è che oggi nelle case si è abituati d’inverno ad una certa temperatura; abbassarla significa disagio e malanni.

Pensiamo agli anziani, agli infermi, alle persone impedite a muoversi, ai bambini.

Succede già oggi senza misure restrittive di sorta.

Appena si abbassa la temperatura compaiono stufette e “scaldini” elettrici perché nessuno, potendo permetterselo, vuole stare al freddo. Figuriamoci se arrivasse un limite normativo ridotto per la temperatura nelle abitazioni; salterebbe tutto il sistema elettrico per il carico di stufette.

E poi, suvvia, sarebbe proprio una bella conquista della nostra civiltà quella di riportarci a vivere come nel Trecento.

Il vero punto della questione è la debolezza del nostro sistema energetico sul piano dell’ elettricità. Perché altrimenti la soluzione sarebbe bella e pronta: sostituire le attuali caldaie a combustibili fossili con caldaie elettriche.

Il problema in Italia è dato proprio dal fatto che il nostro Paese, con l’opzione antinucleare espressa con il referendum del 1987, ha sostanzialmente deciso di privilegiare il consumo energetico degli idrocarburi che presenta due implicazioni: maggior indebitamento per l’acquisto dell’energia e maggior inquinamento.

Da noi l’energia elettrica (che deve essere in gran parte importata) ha assunto un costo elevatissimo, per gli usi sia domestici, sia industriali: sicché il suo utilizzo, nella vita civile, è residuale.

Ma, usando gli idrocarburi (gas, petrolio e derivati) si finisce  per inquinare dove l’energia è consumata, cioè nelle città: dove funzionano milioni di motori, di impianti, di fornelli a gas, di caldaie e caldaiette, e dove è più difficile lo smaltimento dell’inquinamento.
Non dove l’energia elettrica vien prodotta, le centrali collocate in aperta campagna, luogo in cui, ovviamente, lo smaltimento dell’inquinamento è più agevole.”

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BPM – Economia e Risparmio. Forum BPM sulla ripresa economica

gennaio 27, 2010

Esperti italiani e internazionali si confrontano all’undicesimo Forum BPM

ECONOMIA E RIPRESA TRA OTTIMISMO E REALTA’

 Secondo il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici è ineludibile un forte intervento dello Stato con le riforme

 Benito Sicchiero

Ottimista, il Premio Nobel dell’economia Gary S. Becker professore dell’Università di Chicago,  sulla ripresa mondiale post crisi. 
Autorevole pulpito.
Ma, venendo alle cose italiane, non sono poche le  perplessità espresse da un altro economista di fama, Angelo Caloia, professore della Cattolica di Milano, su quanto avverrà, a medio e  breve termine, in Italia.

Le due tesi, che, è bene precisare, non si confrontano ma si integrano, sono state esposte all’undicesima edizione del Forum Economia e Risparmio organizzato dalla Banca Popolare di Milano; Forum che ha l’obiettivo di valutare e analizzare l’andamento dell’economia  nazionale e globale attraverso l’opinione di esperti italiani e internazionali.

Ebbene, secondo Caiola, a breve termine ci attendono disoccupazione, rischi credito, debito pubblico difficile da gestire e fiducia in crisi: a medio termine – 2-3 anni – crescita strutturalmente più  bassa, bassi consumi, minor liquidità,  rientro dalle politiche espansive, spesa pubblica eccessiva.
Sulla ripresa che comincia,  inoltre, grava un nuvolone nero: la crisi finanziaria è ancora da stabilizzare; e non si potrà più contare sugli interventi pubblici perché gli Stati – in particolare Usa e Gran Bretagna – hanno speso  oltre il limite per mantenere in vita le banche.
Le quali, in previsione di un nuovo temporale, hanno ripreso a produrre situazioni  di rischio per rastrellare più denaro possibile da mettere in cassaforte.

Chiara, quanto difficile da attuare, la soluzione. Fatta dei seguenti elementi: stabilità finanziaria e dei prezzi, riduzione delle  differenze fiscali, risanamento dei conti pubblici, calo delle tasse. 

Per tutto questo è necessaria una crescita sostenuta dell’economia, non del previsto striminzito 1%, ma almeno del 2,5-3%: obiettivo che la nostra struttura produttiva non è in grado di raggiungere per inefficienza strutturale.
Occorrono dunque: sospensione di Basilea 2,  incentivi pubblici, rafforzamento dei Consorzi di credito (Confidi), fusioni e accorpamenti, sostegno alle famiglie, infrastrutture –  materiali e immateriali – più efficienti.

Sul destino delle imprese, unico reale motore della ripresa,interviene Giacomo Vaciago, direttore dell’Istituto di Economia e  finanza della Cattolica. Il 15% di esse andrà meglio di prima della crisi, ma altre chiuderanno, perché quanto avvenuto è un vero punto di  svolta tra chi ha saputo innovare e internazionalizzarsi (reperendo le risorse per farlo) e chi resta legato a produzioni e gestioni superate.

E, per il condirettore generale della BPM Enzo Chiesa, in Lombardia segnali positivi: tornano gli ordini, la produzione aumenta del 4-5%.

Forse sono questa e qualche altra rondine di primavera che portano i sondaggi di Enrico Finzi, presidente di Astra Ricerche, a conclusioni  in apparenza sconcertanti: se per la prima volta dal dopoguerra il 73,3% della popolazione ha visto ridursi il proprio tenore di vita (e il 4% è crollato nella povertà), il 63% si è dichiarato ottimista rispetto all’immediato futuro. E’ pur vero che nella classifica degli  ottimisti mondiali siamo preceduti soltanto dal Costarica!

Altrettanto interessante un sondaggio volante condotto tra i partecipanti al Forum: chi intende investire lo farà in azioni, seguono gli immobili, chiudono a distanza obbligazioni e titoli di Stato.

Pietro Cirenei e Armando Carcaterra, rispettivamente direttore generale e direttore investimenti di Anima hanno presentato il nuovo servizio finanziario nato dalla trasformazione di Bipiemme Gestioni, leader nel mercato del risparmio gestito dal 1984, con un patrimonio  gestito di circa 23 miliardi di euro, con 500.000 clienti.

I lavori sono stati aperti da Salvatore Catalano, presidente di Anima – che ha tratto anche le conclusioni –  e introdotti da Massimo  Ponzellini, presidente della BPM.

Secondo Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, il Forum  ha confermato la necessità di forti interventi politici per aiutare la ripresa, traducibili con l’approvazione da parte del Parlamento delle ormai  ineludibili riforme.

Lettera Aperta ai Consiglieri Comunali di Milano – Revisione Catastale. Assoedilizia

gennaio 26, 2010

Achille Colombo Clerici
Presidente Assoedilizia

La finanziaria varata nel 2004 per il 2005 introduce la facoltà per i Comuni italiani di ricorrere alla revisione catastale per quelle microzone  nelle quali si siano riscontrati scostamenti di valore dalla soglia minima del 35% rispetto all’incremento medio registrato su tutto il territorio comunale.

Un procedimento tecnico che lascia al Comune la libertà di optare tra il ricorso ed il non ricorso alla procedura prevista dalla legge.

Tanto che solo 13 Comuni in Italia hanno deciso di procedere. 

Al fondo anche serie ragioni di equità: perché la manovra implica sperequazioni ben maggiori di quelle cui si pretenderebbe di ovviare.

Prima fra tutte, la disparità di trattamento fiscale tra due immobili confinanti, divisi solo dalla linea di confine di una microzona (immobili che hanno ovviamente avuto un eguale incremento di valore nel tempo); l’uno dei quali è sottoposto alle revisione catastale, l’altro escluso, sulla base del semplice fatto che l’incremento di valore medio di tutta la zona è inferiore.

Insomma, il valore è cresciuto sì, ma sembra sia cresciuto di meno di altri: quindi niente rivalutazioni. 

A parte l’ovvia domanda che ci si pone: perché, se per ipotesi le microzone son fatte male e comprendono immobili disomogenei fra loro, tanto che gli edifici di peggior qualità finiscono per ridurre l’incremento medio di valore, questo fatto porta ad assoggettare edifici eguali ad un diverso trattamento fiscale?

Anzi, addirittura, a trattar peggio fiscalmente un edificio di minor valore?

Perché  potrebbe avvenire che una “reggia” , classificata A2, inserita in zona non interessata dalla revisione, sia esente da ogni rivalutazione, mentre una abitazione ordinaria, ricadente in una zona interessata, possa addirittura passare da A2 ad A1, venendo in tal modo assoggettata persino all’obbligo di corrispondere l’ICI, anche se prima casa.

Il problema non è quello di far pagare, in ogni caso e sempre, imposte maggiori; non importa a chi tocchi, perché per ragioni di bilancio comunale non si deve andare troppo per il sottile.

Il  problema, viceversa, è  di una giustizia che deve esistere tanto in campo civile, quanto in campo penale,  amministrativo ed anche tributario. Perché no?

Un problema dunque che riguarda tutti, sia  i meno abbienti, sia i contribuenti maggiori, che pagano più tasse; perché, se vogliamo che costoro continuino a pagarle, è bene che abbiano l’idea che queste tasse sono, quanto meno, giuste. 

Ma il Consiglio comunale non si è reso conto che tutta l’operazione, che ha riflessi assai rilevanti anche sul piano della responsabilità politica, è stata decisa a tavolino da due funzionari della Amministrazione Comunale, che hanno espresso quella volontà del Comune, che solo il Consiglio comunale era legittimato a formulare.

Almeno avremmo avuto il piacere di sentire cosa eventualmente ne pensassero coloro cui è demandato istituzionalmente il compito di decidere le sorti amministrative dei cittadini: cioè i Consiglieri comunali.

L’assessore Masseroli dichiara che il Comune sta attuando un’operazione di equità.

Ebbene, a parte il fatto che l’equità (qui sta il vero punto focale della questione) si può ottenere anche facendo pagare meno chi paga in eccesso, e non necessariamente innalzando il carico fiscale di chi pagherebbe in difetto; io vorrei pregare l’Assessore di verificare tra le carte dei suoi uffici. Perché dagli atti resi pubblici non risulta in alcun modo che quei funzionari abbian mai sottoposto  all’allora assessore la questione relativa a chi spettasse di decidere: se in altri termini la richiesta all’Agenzia del Territorio la dovessero firmare direttamente loro, o spettasse all’assessore,  o addirittura dovesse esser devoluta al Consiglio.

Se così fosse, come si fa a parlare  di un’operazione di equità voluta dal Comune, quando questa, invece, è stata voluta, non dal Consiglio comunale, ma da due persone all’interno degli uffici comunali, senza nemmeno l’input dell’assessore?

In conclusione, è lecito chiedersi: ma i Consiglieri, quelli di allora e quelli di oggi, di tutta questa faccenda non si sono accorti ?

Stato-Comuni. La “copertura” ICI – L’ esenzione da questa imposta è stata realizzata in modo errato. Problemi di bilancio del Comune di Milano – Intervento a Federlombarda Edilizia

gennaio 26, 2010

In merito alla polemica tra Stato e Comuni-Anci sulla copertura del taglio ICI. 

L’esenzione ICI per la prima casa attuata in modo errato. 

Squilibri nella finanza locale.

              *         *         *

Dichiarazione del presidente di Assoedilizia e vice presidente di Confedilizia Achille Colombo Clerici: 

“Lo Stato,  con l’esenzione ICI per le abitazioni principali in proprietà realizzata in modo errato (attraverso l’eliminazione diretta dell’obbligo tributario) ha modificato unilateralmente il sistema della finanza locale, riducendo il gettito fiscale a favore dei comuni e producendo squilibri nella finanza comunale che stentano ad essere assorbiti.

Lo Stato ha dunque intaccato l’autonomia impositiva degli enti locali creando problemi di bilancio agli stessi: senza poi essere in grado di supplire con adeguati e congrui trasferimenti compensativi.

Quella esenzione avrebbe dovuto,viceversa, attuarsi riconoscendo ai contribuenti dell’ICI (ovviamente solo per l’abitazione principale in proprietà) di detrarre fiscalmente l’imposta versata al Comune dalle imposte dovute all’erario.

In tal modo si sarebbe realizzata la vera indifferenza dei comuni a fronte del beneficio fiscale concesso ai contribuenti.

Così non è : come è concepita, l’esenzione ICI presenta aspetti applicativi assai problematici.
Tanto da aver innescato una seria querelle tra Stato, Comuni ed ANCI, l’Associazione rappresentativa degli stessi.

Da un lato, infatti, risulta complicato e controvertibile l’accertamento, sul piano “storico”, della riduzione del gettito conseguente all’introduzione dell’esenzione.

E d’altro lato il sistema adottato rende ardua, se non impossibile, la compensabilità, da parte dello Stato, degli incrementi annuali del gettito, che potrebbero intervenire come effetto ordinario del meccanismo operativo di quell’imposta ( ad esempio a seguito dei riclassamenti e delle rivalutazioni catastali ).

Se questa è dunque la modalità di intervento dello Stato nell’attuare il federalismo fiscale non possiamo certamente essere d’accordo.

Trasferire funzioni, competenze, oneri agli enti locali e ridurre progressivamente i trasferimenti, gli investimenti, le spese dirette erariali in sede locale, come fa lo Stato, costringe gli enti locali a calcare la mano con le  tasse e con gli oneri parafiscali di cui hanno la disponibilità propria.

Ed allora ecco nei diversi comuni l’aumento del carico ICI (con aliquote maggiori od operazioni selvagge di riclassamento degli immobili),  degli oneri di urbanizzazione e dei contributi di costruzione, delle tasse per l’occupazione del suolo pubblico e per i passi carrabili, della Tarsu, l’istituzione della  TIA (tariffa di igiene ambientale, rifiuti+pulizia città; in molti comuni ha sostituito la Tarsu – solo rifiuti – a  far tempo dal 2002 ), di addizionali Irpef, l’ecopass, il ricorso sempre più frequente al project financing, i pedaggi sulle tangenziali,  la rigida politica delle contravvenzioni comunali e via dicendo.

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Banche e crisi economica. Giampiero Cantoni – Dibattito al “Giardino” di Milano per la presentazione del libro

gennaio 26, 2010

Probabili, per imprese e privati, il ritorno al credito

KEYNESIANI E LIBERISTI A CONFRONTO SU BANCHE E CRISI

Colombo Clerici: “Il profitto a tutti i costi e l’eliminazione di ogni etica porterebbero alla scomparsa del vivere civile”

Benito Sicchiero

Da una parte – migliaia – che decidono; dall’altra parte – miliardi – che subiscono. A latere i liberisti, convinti che “così va il mondo!”.

E’ questo, in estrema sintesi, il messaggio uscito dall’interessante dibattito che alla Società del Giardino di Milano ha accompagnato la presentazione del libro di Giampiero Cantoni “Le banche e la crisi. Storia, etica, problemi, soluzioni” edito da Spirali,  con la partecipazione dell’autore,  dell’economista Roberto Ruozi e del giornalista economico Oscar Giannino. Coordinatore, il direttore di Italia Oggi Pierluigi Magnaschi. Tra gli invitati il prefetto Gian Valerio Lombardi, il prefetto dell’Ambrosiana Mons. Franco Buzzi, il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici, i generali Nello Barale, Carlo Gualdi, Mario Scursatone, Gian Marco Chiarini, Alfio Noto, Vincenzo Deodato, Cesare Castelbarco, Riccardo Riccardi, l’assessore comunale Gianni Verga.  Presente l’editore Armando Verdiglione.

Come dice il titolo, si è parlato di banche e di finanza, con la parola etica che ci è sembrata non trovarsi a proprio agio: se è vero, come è vero, che le grandi banche – in particolare quelle americane e inglesi – si sono rapidamente riprese dalla catastrofe con i soldi della collettività ed hanno ricominciato ad elargire ai dipendenti bonus che Obama ha definito osceni. Mentre le conseguenze del loro operato vengono, e verranno pagate, da nugoli di imprese e di lavoratori in tutto il mondo oggi e per anni a venire.

Causa della più pesante recessione dal 1929 proprio le banche diventate “troppo grandi per fallire” che hanno proceduto a fusioni senza un progetto industriale ma trasformandosi in centri di potere incontrollati e incontrollabili: una bancocentricità, talvolta con personaggi privi di scrupoli, che ha falsato le regole del mercato finanziario.

Tutto vero, ma ci si è chiesto: almeno in Italia le banche saranno in grado di stimolare la ripresa? Innanzitutto,  una premessa: non è con nuove regole che si eviteranno altre crisi anche se sarà possibile ridurne le conseguenze. Più importante è la semplificazione delle regole esistenti e la loro applicazione; tenendo presente che nella rincorsa continua tra chi fa le regole e chi le viola vince sempre quest’ultimo. Entrando più direttamente nel merito della domanda, le banche non hanno alternativa che quella  di fare credito. Oggi sono le “piccole”, più radicate nel territorio, a svolgere questa funzione; e sottraggono clienti alle “grandi” che se ne accorgono e stanno correndo ai ripari.

Se, da un lato, molti economisti stanno facendo vela verso i più sicuri approdi keynesiani – cioè di una regolamentazione pubblica che elimini le degenerazioni del mercato – dall’altro lato c’è una pattuglia di irriducibili che continua a battersi per la scuola di Chicago. E porta ad esempio Goldman Sachs che nel 2009, all’acme della recessione, ha realizzato i migliori utili dalla sua fondazione, avvenuta 140 anni fa (ci sarebbe da chiedere: ma sulle spalle di chi?). D’altronde è pia illusione che i governi – in primis quello americano – riescano a controllare la finanza quando i migliori esperti sono stati assunti proprio dalle banche stesse.

Infine, sul prossimo futuro pesa l’incognita di quanta inflazione gli Usa vorranno mettere in giro per abbassare il loro gigantesco debito: è possibile che si innesti un complicato meccanismo destinato a penalizzare le imprese e i cittadini.

Commenta Colombo Clerici: “Credo sia il momento giusto per uscire dagli eccessi del liberismo selvaggio senza che lo Stato torni agli eccessi dirigisti degli anni ‘70. L’etica deve tornare ad avere un significato perché il profitto – sacrosanto quando rispetta le regole – non diventi il fine ultimo della società. Altro che crisi finanziaria ed economica: sarebbe la fine del vivere civile”.

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“Investire nella casa: le condizioni migliori ancora per pochi mesi” – Articolo pubblicato su Lo Specchio 26.1.2010

gennaio 25, 2010

Locazioni commerciali. Fiscalità distorta. Intervista al Sole 24 Ore, ripresa sull’edizione del 25 gennaio 2010

gennaio 25, 2010

Andamento del mercato delle locazioni commerciali e terziarie.
Morosità nelle locazioni ad uso diverso dall’abitativo e imponibilità fiscale a carico delle persone fisiche.

Mentre la crisi del mercato  della locazioni commerciali e terziarie si aggrava perché cominciano a farsi sentire gli effetti della recessione economica nella fase indotta dai riflessi posticipati in campo immobiliare (tanto che la domanda di nuova locazione è sensibilmente calata) permangono gravi i problemi legati alla morosità nelle locazioni ad uso diverso dall’abitativo:  il proprietario persona fisica deve continuare a pagare le tasse anche senza reddito.

Dichiarazione del presidente di Assoedilizia e vice presidente di Confedilizia Achille Colombo Clerici:

“Nell’attuale fase di congiuntura economica negativa si registra una riduzione della domanda di locazione in campo commerciale e terziario.
Parallelamente, sono sempre più frequenti gli operatori commerciali in difficoltà che, nel rapporto contrattuale di locazione in essere, vengono meno all’obbligo di pagamento dei canoni  per gli immobili ad uso diverso dall’abitativo, locati per l’esercizio dell’attività.
Per il proprietario persona fisica è un vero dramma: perché è tenuto al pagamento dell’imposta anche se non percepisce l’affitto.
Mentre, se il debitore non paga non c’è reddito e non si dovrebbero pagare imposte.

Assoedilizia denuncia la grave iniquità derivante da una regola di questo genere, divenuta ormai calamitosa.

Una iniquità suscettibile peraltro di configurarsi anche come illegittimità costituzionale in violazione dell’art. 53 della Costituzione.
È vero che una sentenza della Corte Costituzionale (n.362/2000) ha implicitamente riconosciuta  la non imponibilità dei canoni  in presenza di  scioglimento del rapporto contrattuale (ad esempio a causa della persistenza dell’inadempimento da parte del conduttore a seguito della diffida ad adempiere intimata dal locatore).
Mentre la Corte di Cassazione, nella sentenza 6911 del 7 maggio 2003, ha affermato il principio secondo cui il contribuente può fornire la “prova contraria”: ossia che il canone non è stato percepito.
 Nonostante i principi affermati dalle più alte corti giudiziarie, il legislatore non ha emanato norme in proposito ed il Ministero persiste nella vecchia interpretazione senza provvedere con istruzioni sul punto.
Sta di fatto che, ai fini fiscali,  si configura con ciò un obbligo di pagamento di imposte su redditi figurativi e non reali; ne’ è previsto (summa iniuria) alcun meccanismo di credito di imposta.

Molti proprietari si vedranno costretti a svendere l’immobile per pagare le tasse.

Con effetti a catena in grado di dare una scossa negativa pericolosa alla nostra economia; in quanto le svendite produrrebbero un preoccupante deprezzamento degli immobili e soprattutto una crisi di fiducia negli investitori sulla capacità del mercato di mantenere i valori.”

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Accertamenti catastali microzone Milano – Sentenza della commissione tributaria di Milano annulla riclassamenti ed accertamenti di nuove rendite

gennaio 25, 2010

La Commissione Tributaria Provinciale di Milano accoglie il ricorso di un contribuente avverso un accertamento di nuove rendite catastali, relativo all’operazione di revisione catastale condotta da Comune di Milano ed Agenzia del Territorio in quattro microzone della città, ed annulla il riclassamento e l’accertamento catastale.  

Accolti i motivi giuridici generali di illegittimità a suo tempo individuati da Assoedilizia ed in particolare:

 – violazione di norme generali dell’ordinamento amministrativo, dello statuto del Comune di Milano, di norme costituzionali.

 – illegittimità del procedimento amministrativo complesso, per incompetenza dei funzionari comunali ad assumere la decisione “politica” di ricorrere alla revisione prevista dalla legge.

 – illegittimità, per disparità di trattamento fiscale (violazione degli artt. 3 e 53 della Costituzione) derivante dal sistema della individuazione delle microzone: potrebbe avvenire (cosi dice la sentenza) che una “reggia”, classificata A2, inserita in zona non interessata dalla revisione, sia esente da ogni rivalutazione, mentre una abitazione semplicemente di buona qualità, ricadente in una zona interessata, possa addirittura passare da A2 ad A1 (ndr. venendo in tal modo assoggettata persino all’obbligo di pagare l’ICI, pur essendo prima casa).  

 – illegittimità della determinazione del Direttore della Agenzia del territorio, per incompetenza nella definizione delle modalità per l’applicazione della legge (determinazione della cosiddetta soglia di scostamento al 35%).

Dichiarazione del presidente di Assoedilizia e vice presidente di Confedilizia Achille Colombo Clerici:

“Siamo soddisfatti perché constatiamo che anche in campo tributario si possono vedere rispettati i principi di legittimità, di equità e di giustizia.

Si tratta di una decisione molto approfondita ed articolata che poggia su un esame completo di tutti i complessi aspetti giuridici della questione.

Un precedente giurisprudenziale del quale non si potrà non tener conto anche in sede di altre pronunce sulle stessa questione e che conforta chi ancora è convinto che anche le questioni giuridiche più ardue, magari per la loro novità, trovino giudici pronti ad affrontarle.

Assoedilizia ricorda che sulla questione è pendente un ricorso al TAR avverso la deliberazione del Consiglio Comunale di Milano di individuazione delle microzone e avverso le determinazioni della Agenzia del territorio; e che, appena possibile, verrà proposto, se del caso, ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo.

Assoedilizia riserva a questo tema una attenzione ed un impegno prioritari; anche perché la vicenda milanese, antesignana a livello nazionale, si inquadra in una previsione di legge (seguita peraltro da alcune altre città, fra le quali Bari, Ferrara, Spoleto, Orvieto, Casale Monferrato, Mirandola, Cervia, Castellaneta, Spello, Ravarino) che non si vorrebbe fosse ripresa da analoghi nuovi provvedimenti.” 

Assoedilizia segnala che il procedimento di riclassamento per microzone, nel suo processo di attuazione nel tempo, presenta ulteriori ragioni di iniquità perché:

– la sua attuazione per tranches, con accertamenti notificati, alcuni entro la fine del 2008 ed altri entro la fine del 2009, comporta una ulteriore disparità di trattamento perché, sulla base dei primi, si cominceranno a pagare maggiori imposte dal 2009, mentre per gli altri dal 2010.

– a questa revisione catastale, interessante parte del territorio comunale, non potrà seguire, sulla base della disposizione di legge che ha originato il procedimento, una analoga revisione in altre zone; perché la sussistenza del presupposto per l’applicazione della legge istitutiva è già stata verificata storicamente ad una determinata data, da parte della Agenzia del Territorio e non è possibile ritornare sulla decisione. 
Sicché, o si è proceduto per tutte le zone per le quali si è riscontrata la sussistenza del presupposto, ed allora l’operazione è esaurita. O se ne è lasciata indietro qualcuna, sulla base di una discrezionalità che non esiste nella legge; ed allora la illegittimità discende da questo motivo.

Sicché, avremo la conseguenza aberrante che per due immobili vicini, che hanno avuto nel tempo due incrementi di valore eguali, per l’uno è intervenuta la revisione (con aumento dei valori catastali e maggiori tasse), per l’altro questa revisione non interverrà mai più: per il semplice e puro fatto che essi ricadono in differenti e distinte zone, sulla base di una apodittica ripartizione comunale.

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Assicurazione Edifici per calamità naturali – Convegno AIDA – Commento Assoedilizia

gennaio 24, 2010

Al Convegno AIDA-Associazione Internazionale di Diritto delle Assicurazione riproposta la “Polizza sociale” contro le calamità naturali

Colombo Clerici, Assoedilizia, esprime forti perplessità.
Potrebbe servire allo Stato per meno impegnarsi sull’ambiente.  La casa paga già allo Stato imposte generali ed oltre 167 milioni di euro per soli contributi specifici ambientali

 Benito Sicchiero

Le catastrofi naturali – terremoti, frane, alluvioni, incendi, crolli  – causano ogni anno in Italia molti morti e feriti e molti milioni di danni: indispensabile quindi una maggiore prevenzione. Ma, una volta che il disastro è successo, bisogna almeno ridurre le conseguenze del danno economico che pesa sul superstite e sullo Stato. Come? Con una assicurazione: che deve essere “sociale”, frutto cioè di una collaborazione tra Stato e compagnie di assicurazione. In sintesi: polizza obbligatoria, modulata secondo il rischio più o meno forte nelle diverse aree del  Paese, detraibile dalle imposte, possibilità per le compagnie di competere tra loro per contenerne il costo .Se ne parla da anni ma niente è stato deciso.  A pungolare il governo ci ha pensato il convegno “Forme di collaborazione tra Stato e Compagnie di assicurazione in materia di regolamentazione dei danni conseguenti a calamità naturali” organizzato a Milano da Aida-Associazione internazionale di diritto delle assicurazioni, sezione lombarda. Tre le sessioni: Le esperienze nella regolamentazione dei rischi catastrofali, Aspetti tecnico-assicurativi, Valutazione della regolamentazioni esistenti in tema di rischi catastrofali e proposte di soluzione per il nostro Paese; concluse da una tavola rotonda dal tema “Contraddizioni tra le leggi esistenti e le necessità operative in caso di catastrofi naturali”.

I relatori, italiani e stranieri, sono intervenuti con ricchezza di dati e profondità di conoscenze. Si sono apprese quindi, ad esempio, le tipologie di rischio in Europa e in Italia, la percentuale di assicurati in Italia (contro il terremoto circa l’1%) e nel mondo (10%, per citare, in California); la classifica dei rischi naturali in Italia (al primo posto alluvioni e frane a conferma di un territorio fragile e devastato.

Con una precisazione: ogni euro investito in prevenzione fa risparmiare 4 euro in danni e 3,5 euro in soccorsi). E molto altro.
Il convegno ha inteso dimostrare, inoltre, che le compagnie di assicurazione hanno la competenza, la conoscenza, l’esperienza per offrire allo Stato un valido supporto. Il Presidente di ASSOEDILIZIA avv. Achille Colombo Clerici:  “ C’è un punto pregiudiziale da chiarire. Tutte le nuove proposte, che prevedono oneri a carico degli immobili, con facoltà di rivalersi su altri o sullo Stato, nascono in tal modo, ma, strada facendo,rimangono irrevocabilmente a carico integrale degli immobili e dei loro proprietari. Così successe con l’ICI che, nella originaria previsione, doveva esser accollata per metà agli inquilini, effettivi fruitori dei servizi comunale. Poi, sappiamo com’è andata a finire. Cosi succederebbe con questa polizza obbligatoria il cui costo si prevede, in questa sede teorica, come detraibile. C’è comunque una sostanziale differenza  concettuale e nessuna analogia tra la copertura assicurativa obbligatoria, a carico degli immobili, in caso di catastrofi naturali e l’assicurazione obbligatoria d Lo Stato peraltro percepisce dagli immobili, per questo compito, imposte erariali generali e, in determinate zone, contributi specifici per 167.226.200 euro ( attraverso i consorzi di bonifica).
Imporre dunque una assicurazione obbligatoria in modo generalizzato,   equivarrebbe ad applicare una doppia tassazione, per il medesimo scopo.
Anzi l’introduzione di una assicurazione obbligatoria a carico dei danneggiati potrebbe paradossalmente essere controproducente: perché lo Stato, sollevato dall’obbligo degli indennizzi, potrebbe sottrarsi  di fatto gradualmente al suo compito istituzionale di investire nella sicurezza del territorio.
 E così si chiuderebbe, una volta per tutte, con l’ennesimo errore,  il cerchio della salvaguardia del bel Paese”.

 I lavori, coordinati da Roberto Pontremoli e Giorgio Sacerdoti, hanno visto gli interventi di Luigi Molinari, Fabio Maniori, Diana Cerini, Marco Frigessi di Rattalma, Anselm Smolka, Serge Troeber, Felice Penco, Roberto Manzato, Bernardo de Bernardinis, Adolfo Bertani, Massimo Antonarelli, Mario Polelli, Nicolò Zanon di Valgiurata, Maurizio de Tilla, Giovanni Rolando, Pietro Antonio de Paola.

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Accertamenti catastali – Microzone Milano sentenza Commissione Tributaria – Illegittimità – Articoli su Sole 24 Ore, Repubblica, Giornale

gennaio 24, 2010

Revisione catastale per microzone attuata a Milano e nelle seguenti città:  Bari, Ferrara, Spoleto, Orvieto, Casale Monferrato, Mirandola, Cervia, Castellaneta, Spello, Ravarino.

 Importante sentenza della Commissione tributaria di Milano

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In data odierna , 24 gennaio 2010 i quotidiani – Sole 24 Ore – Repubblica – Il Giornale hanno riferito la notizia comunicata da Assoedilizia relativa alla sentenza con la quale la Commissione Tributaria Provinciale di Milano ha dato ragione al contribuente annullando gli accertamenti di nuove rendite catastali e di riclassamenti.

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La decisione contiene il riconoscimento implicito di alcuni principi generali: il giudice ordinario o tributario accerta la illegittimità, anche sul piano costituzionale, dell’atto amministrativo e, non potendolo caducare erga omnes, cioè annullare, lo disapplica direttamente al caso deciso.   

Accolti i motivi giuridici generali di illegittimità del Procedimento complesso di revisione catastale attuato dal Comune di Milano e dalla Agenzia del Territorio, a suo tempo individuati da Assoedilizia ed in particolare:

– violazione di norme generali dell’ordinamento amministrativo, dello statuto del Comune di Milano, di norme costituzionali.

– illegittimità del procedimento amministrativo complesso, per incompetenza dei funzionari comunali ad assumere la decisione “politica” di ricorrere alla revisione prevista dalla legge.

– illegittimità, per disparità di trattamento fiscale (violazione degli artt. 3 e 53 della Costituzione) derivante dal sistema della individuazione delle microzone: potrebbe avvenire (cosi dice la sentenza) che una “reggia” , classificata A2, inserita in zona non interessata dalla revisione, sia esente da ogni rivalutazione, mentre una abitazione semplicemente di buona qualità, ricadente in una zona interessata, possa addirittura passare da A2 ad A1 (ndr. venendo in tal modo assoggettata persino all’obbligo di pagare l’ICI, pur essendo prima casa).  

– illegittimità della determinazione del Direttore della Agenzia del territorio, per incompetenza nella definizione delle modalità per l’applicazione della legge (determinazione della cosiddetta soglia di scostamento al 35%).

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