Archivio per ottobre 2022

“La crisi del gas: più stoccaggi meno consumi” – Articolo su QN Il Giorno del 22 ottobre 2022 – di Achille Colombo Clerici

ottobre 25, 2022

Crisi del gas: supereremo l’inverno grazie agli stoccaggi e se la temperatura ci darà una mano. Il problema vero sarà l’inverno 2023-2024 quando bisognerà rinnovare gli stoccaggi senza il supporto della Russia (che continua a rifornirci di gas seppure in misura ridotta) e con le rotte del gas, dunque quelle energetiche, cambiate per sempre. E’ quanto afferma l’Ispi, uno tra i più qualificati think-tank italiani. L’Italia, nonostante i proclami, non è ancora attrezzata. Urgente sarebbe procedere su un doppio binario: da un lato potenziando le infrastrutture, cioè più capacità di stoccaggio, più rigassificatori; dall’altro incentivando le persone e le imprese a ridurre i consumi. Cosa che non avverrà continuando a intervenire a favore di una riduzione dei prezzi (bollette meno care con risorse pubbliche), salvaguardando comunque famiglie e imprese in reale difficoltà. Rigassificatori e Tap, il gasdotto del sud, hanno finora tamponato la situazione: il problema è che l’Italia sta già lavorando al massimo della capacità per quanto riguarda questi flussi. Le fonti alternative latitano. Il gas norvegese viene ‘intercettato’ dalla Germania; da Algeria e Libia arriva poco o nulla; gli Usa sono al massimo della capacità di esportazione di Gnl (Gas Naturale Liquefatto), ma a prezzi che sono il triplo del gas russo. E c’è il non trascurabile problema che non siamo in grado di trasformare il GNL in gas da immettere nelle condutture senza un numero adeguato di rigassificatori (abbiamo un terzo di quelli che servirebbero). Se, nella più ottimistica delle ipotesi, riusciremo ad arrivare senza traumi a fine inverno (marzo 2023) potremmo trovarci senza riserve strategiche per l’inverno successivo. Con questo scenario sembra difficile poter evitare i razionamenti, se non addirittura restrizioni come il coprifuoco (niente illuminazione pubblica), in inverno. I razionamenti non sono altro che l’imposizione di un obbligo ai cittadini, da parte del governo, di fare quello che ora non stanno facendo. Quando la situazione si sarà normalizzata (2024?) sarà opportuno approvvigionarci da diversi fornitori in tutto il mondo (Usa, Qatar, Egitto, Israele, Nigeria, Australia eccetera), evitando nuove dipendenze. Nel frattempo, però, poche voci si levano sul potenziare e riattivare i depositi di gas italiano. Un silenzio che fa rumore.

“Immobiliare, le richieste al Governo” Articolo su QN Il Giorno del 15 ottobre 2022 – di Achille Colombo Clerici

ottobre 18, 2022

Secondo stime attendibili il valore complessivo degli investimenti in costruzioni edilizie, nonché in spesa per affitti e servizi di intermediazione immobiliare rappresenta circa un quinto del PIL italiano; e in attività immobiliari è investito circa il 60% di tutto il patrimonio complessivo delle famiglie. 

Evidente quindi come il Governo abbia tutto l’interesse a tutelare il settore. Ma, come si rileva da una analisi Confedilizia, i Governi di diverso colore che si sono susseguiti, hanno – chi più chi meno – percorso la strada opposta.

Quali le priorità da segnalare al nuovo Governo?

Riduzione dei “moltiplicatori Monti” – Si tratta dei coefficienti in base ai quali deve essere moltiplicata la rendita catastale dell’immobile (aumentata del 5%) al fine di determinare la base imponibile dell’Imu.

Deducibilità dell’IMU dal reddito –Un modo per attenuare il carico dell’imposta patrimoniale sugli immobili può essere (alla stregua di quanto avviene in altri Paesi) rendere la stessa deducibile, in tutto o in parte, dall’imposta sul reddito. Attualmente, infatti, tale possibilità è estremamente limitata, con la conseguenza – nei fatti – che un proprietario paga l’Irpef anche sulla parte di reddito che non è nella sua disponibilità, in quanto destinata al pagamento dell’imposta patrimoniale. Contestualmente, appare indispensabile la cancellazione della norma che impone nelle locazioni commerciali di sottoporre a Irpef persino i canoni non percepiti.

Eliminazione dell’IMU per gli immobili non utilizzati – Il peso di un’imposta patrimoniale si rivela viepiù gravoso quando l’immobile inciso è, contemporaneamente: a) non utilizzato direttamente dal proprietario; b) non produttivo di un reddito, in quanto oggettivamente privo di potenziali conduttori; c) non liquidabile, in quanto concretamente privo di potenziali acquirenti. Al fine di attenuare tale peso, potrebbe essere prevista l’esenzione dall’imposta per gli immobili non utilizzati da almeno due anni. Va anche eliminata l’IMU del 50% sugli immobili inagibili o inabitabili

Varare un regime fiscale di estremo favore(che potrebbe consistere nell’esclusione dalle imposte sui redditi e dall’Imu per un quinquennio, oltre che dall’imposta di registro in fase di acquisto) per i soggetti, persone fisiche e imprese, che provvedano a riqualificare gli immobili in disuso e a destinarli alla locazione.

“La sanità desiderata per il post-Covid” – Articolo su QN Il Giorno dell’8 ottobre 2022 di Achille Colombo Clerici

ottobre 10, 2022

Qual è la sanità post Covid che gli italiani desiderano? Secondo il nuovo rapporto Censis, presentato al Ministero della Salute, si può riassumere nel neologismo RinnovAzione, composto da Ricerca, Innovazione. La Sanità del futuro dovrà essere sempre più paziente-centrica e su misura: il 94,3% degli italiani auspica una maggiore personalizzazione di cure, con il 92,9% che si aspetta che i percorsi di cura, dal domicilio, al territorio fino agli ospedali, siano modulati sulle esigenze personali del paziente. Emerge che sono oltre 9 su 10 coloro i quali ritengono che la spesa pubblica in ambito salute rappresenti un investimento e non un costo (93,7%). Viene sfatata un’altra convinzione: che gli italiani abbiano maggior cura del proprio aspetto che del buon funzionamento del corpo: l’82,1% adotta comportamenti salutari (buona alimentazione, attività fisica, cautela nel consumo di fumo e alcool), il 66,5% svolge visite e accertamenti di prevenzione: soltanto Il 41,6% dialoga con i medici ponendo quesiti ed esponendo il proprio punto di vista. Il 92,1% degli italiani ha fiducia nei medici i quali, per il 94,7%, vanno liberati da eccessivi carichi burocratico-amministrativi per dedicare tempo ai pazienti. E mentre l’89,5% ha fiducia nei farmaci, ‘solo’ il 66,4% nelle imprese del farmaco. Per il 90,1% è essenziale una stretta cooperazione tra Stati e imprese del farmaco nella ricerca e sperimentazione scientifica. Cosa serve per una sanità migliore? Per il 96,6% interlocutori precisi sul territorio (strutture, operatori, ecc.); per il 95,7% semplificare l’accesso alle cure; per il 50,9% più medici; per il 46,7% tecnologie e attrezzature diagnostiche per le cure più moderne; per il 39,6% più posti letto negli ospedali. E per il 34,0%, potenziare l’assistenza domiciliare digitale. Infine, il 61,1% è convinto che il Ssn migliorerà anche grazie alle lezioni della pandemia. 

Inflazione e minor potere di acquisto – Articolo su QN Il Giorno del 1° ottobre 2022 di Achille Colombo Clerici

ottobre 6, 2022

L’inflazione sta registrando percentuali che non si vedevano dagli anni ’70: in Europa (area Euro) 9,1%, in Usa 8,3%, in Gran Bretagna 10,1% per citare. L’ondata inflazionistica di mezzo secolo fa causò disoccupazione, disordini sociali e venne domata con la somministrazione di una dose senza precedenti di misure monetarie restrittive che causarono una forte recessione.

Secondo noti economisti è importante che il controllo della politica monetaria sia affidato a un’istituzione centrale indipendente formata da tecnocrati di orientamento generalmente conservatore e non ai partiti. 

Gli anni ’70 rappresentarono l’apogeo del potere sindacale; ma le aspettative sullo stato sociale e sui consumi non potevano essere soddisfatte, voci potenti si levarono ‘contro’, e vinsero. Alcuni dei personaggi che rappresentarono la svolta furono Reagan negli Usa, Thatcher in Gran Bretagna, Craxi in Italia. Sia in Europa, sia negli Stati Uniti il movimento dei lavoratori non si è più ripreso dallo shock deflazionistico del 1979. Anche in Giappone il prolungato boom subì un brusco arresto con lo scoppio della bolla immobiliare.

La globalizzazione spinse al ribasso prezzi e salari. Nel 1992 l’accordo per formare l’Eurozona istituzionalizzò la deflazione trasformando di fatto l’obiettivo di bassa inflazione della Banca centrale europea in una sorta di requisito istituzionale. Così il miliardario Warren Buffet riassunse la storia della politica economica a partire dagli anni ’70: “C’è una guerra di classe, d’accordo: ma la mia classe la sta vincendo.”

Dopo la crisi del 2008 la ripresa è stata incredibilmente lenta, specialmente in Europa, mentre negli Usa galoppava una politica espansiva. La pandemia del 2021, con la minaccia di una recessione globale, ha spinto Fed e Bce a fissare l’obiettivo dell’inflazione al 2%, obiettivo evidentemente fallito.

Si torna al confronto con gli anni ’70. Oggi come allora il prezzo dell’energia sta trainando l’impennata dell’inflazione e in più la guerra in Ucraina sta bloccando l’offerta. Ma tutte le previsioni più attendibili prevedono un rallentamento dell’inflazione il prossimo anno. Nel frattempo i consumatori dovranno rassegnarsi a vivere dotati di un minor potere d’acquisto.